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Como, ciliegi e TAR: distinguere i casi, senza assolutizzare i rimedi

Como, ciliegi e TAR: distinguere i casi, senza assolutizzare i rimedi
Qualche tempo fa abbiamo osservato come le trasformazioni urbane e ambientali non si misurino solo nei singoli interventi, ma nel modo in cui, nel tempo, cambiano il rapporto tra decisioni pubbliche, contesto e paesaggio.
Una riflessione sul rapporto tra decisione politica, competenza tecnica e intervento della magistratura
Una decisione dell'ultimo minuto ha riaperto il dibattito sul rapporto tra tutela dell'ambiente, scelte amministrative e ricorso alla magistratura. Anche in questo caso, come per altri luoghi simbolici della città, non è questione di nostalgie, ma di osservare come mutano le relazioni tra spazio pubblico, potere decisionale e interesse collettivo. A Como, il TAR ha infatti sospeso in via provvisoria il taglio dei ciliegi di via XX Settembre, previsto per la mattinata odierna. La sospensione è arrivata a seguito di un decreto cautelare ante causam richiesto contro il Comune e contro l'impresa incaricata dell'intervento.
Al centro del ricorso vi è la delibera comunale n. 307 del 17 settembre 2025, che autorizzava, tra gli altri interventi sul verde urbano, l'abbattimento di 46 ciliegi lungo l'asse stradale. Il provvedimento del TAR non entra nel merito della scelta amministrativa, ma congela temporaneamente l'operazione in attesa di una valutazione più approfondita.

Il richiamo alla Xylella: un precedente da maneggiare con cautela
La decisione ha immediatamente evocato un precedente ben più drammatico: quello della Xylella fastidiosa in Puglia. È un richiamo comprensibile, ma che richiede distinzione e misura. Nel caso pugliese, la posta in gioco era - ed è stata - di dimensioni incomparabilmente maggiori: un'epidemia fitosanitaria di scala regionale, con conseguenze economiche, ambientali e culturali devastanti.
Secondo l'orientamento consolidato della Commissione europea, della Corte di giustizia dell'Unione europea e di una larga parte della comunità scientifica, i ritardi nell'attuazione delle misure di eradicazione, spesso dovuti a sospensioni cautelari ottenute davanti ai tribunali amministrativi, hanno contribuito in modo significativo alla diffusione del batterio. In quella fase iniziale, il mancato rispetto delle rigide prescrizioni fitosanitarie europee ha favorito la progressione inarrestabile del contagio verso nord.
Ciò non significa negare che alcuni ricorsi abbiano avuto una funzione di garanzia - ad esempio per consentire verifiche ulteriori o per tutelare alberi monumentali - ma il bilancio complessivo dell'esperienza pugliese mostra come il ricorso sistematico alla giustizia amministrativa non sia sempre coinciso con l'interesse generale.

Como non è la Puglia, ma la lezione resta
Il caso dei ciliegi di via XX Settembre si colloca su un piano diverso: non c'è un'emergenza fitosanitaria di portata sovranazionale, né un rischio di contagio epidemico paragonabile. Tuttavia, il nodo di fondo resta lo stesso: fino a che punto il ricorso alla magistratura può e deve sostituirsi al confronto politico-amministrativo e tecnico-scientifico?
La sospensione cautelare mantiene in vita, per ora, i 46 esemplari e offre tempo per approfondire la legittimità e l'opportunità della delibera comunale. Ma solleva anche interrogativi sulla gestione complessiva del verde pubblico e sulla capacità delle istituzioni locali di prendere decisioni motivate, trasparenti e condivise, senza che ogni scelta controversa finisca inevitabilmente in tribunale.

Oltre il TAR: responsabilità e decisioni
L'esperienza insegna che la giustizia amministrativa è uno strumento di garanzia indispensabile, ma non sempre la soluzione migliore ai conflitti ambientali. I giudici possono sospendere, annullare o rinviare, ma non possono - né devono - sostituirsi a una buona amministrazione né a una solida base scientifica.
Qui emerge un rischio più generale e più politico: quello che la politica abdichi progressivamente al proprio ruolo, rifugiandosi dietro il paravento delle decisioni giudiziarie. Quando ogni scelta controversa viene demandata ai tribunali, il conflitto non viene governato, ma semplicemente trasferito, con il risultato di indebolire la responsabilità democratica degli amministratori e di alimentare l'illusione che la magistratura possa supplire alla mancanza di visione e di coraggio decisionale.
Distinguere i casi, valutare le proporzioni e imparare dai precedenti è essenziale. Como non è la Puglia della Xylella, ma la lezione resta valida: in materia ambientale il tempo è spesso una variabile decisiva e l'inerzia, mascherata da prudenza giudiziaria, può produrre effetti opposti a quelli desiderati.

Per un riformismo serio e responsabile - la tutela dell'ambiente non può essere affidata né all'emotività né alla sola via giudiziaria. Serve una politica capace di decidere, assumendosi fino in fondo il peso delle proprie scelte, rendendole trasparenti, motivate e verificabili nel confronto pubblico.


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